martedì 14 giugno 2016

Rivivere le emozioni

Quale modo migliore di rivivere le emozioni provate, se non raccontarle??
Oggi hanno scritto per noi Flavio ed Ermete, che ci parlano di 2 esperienze diverse, ma molto forti. Flavio ci racconta il suo Passatore, mentre Ermete ci parla del Cammino di Santiago in bici...leggete, ne vale la pena!!!

Ho lasciato passare alcuni giorni dal termine del Passatore prima di scrivere quanto provato, cercando così di essere più lucido e meno emotivamente coinvolto una volta raffreddati i pensieri.
La voglia di tentare una corsa così lunga e difficile mi era venuta alcuni anni fa ascoltando Massimo (Bonato), mio mentore sportivo ed amico fraterno, raccontare con tanto entusiasmo la sua prima esperienza in questa ultramaratona, tanto da accendere in me un pensiero: prima o poi devo provarci anch'io.
Però ogni anno o per un motivo o per un altro non sembrava mai quello giusto, sempre qualche imprevisto ad impedirmi di cominciare ad allenarmi in maniera adeguata, o forse, la mia era paura di confrontarmi con la fatica, si perché, ma questo lo sappiamo bene tutti noi è faticoso faticare.
Quest'anno invece, anche coinvolto dai miei tre compagni di ventura, Francesco Zaza (grande organizzatore del nostro viaggio oltre che dispensatore di tranquillità), Lorenzo e Cristiano Express (veri stimolatori  mentali ed amici sinceri), mi son buttato in questa avventura.
La preparazione non è stata sicuramente adeguata ad una corsa del genere, ma comunque sono arrivato a fare sei ore di corsa continua (circa 53 km) un mese prima della gara, oltre ad una maratona e svariate volte 30/35 km a distanza di 4/5 giorni una volta dall'altra.
Un paio di settimane prima però ho un leggero infortunio alla coscia che mi obbliga a fermarmi praticamente sino al giorno della partenza e sommato al mio problema costante, che sono i crampi in gara, fa accrescere in me la  paura di non farcela, ma ormai sono in gioco e voglio giocare.
Venerdì pomeriggio, fatte le foto augurali con cartellone OllScars portato per l'occasione da Andrea (grazie vecio) partiamo con la zazamobile alla volta di Faenza dove pernottiamo e sabato mattina finalmente saliamo sull'autobus con destinazione Firenze.
Caldo, tanto caldo. E' questa la sensazione avvertita una volta scesi dal torpedone in pieno centro, speriamo nel pomeriggio arrivi qualche nuvola a mitigare il solleone.
Ritiriamo il pettorale, pranziamo e verso le 13 ci sdraiamo sotto un portico ad attendere il momento del via.
Sono stranamente calmo, quasi distaccato, non avverto paura, solo voglia di provarci, cerco di chiudermi nei miei pensieri quando un mormorio si fa sempre più forte tra tutti i presenti: eccolo, è lui RE GIORGIO X, poi in serata RE GIORGIO XI, che ci passa accanto seguito da un codone di giornalisti, gentile e sorridente con tutti, come sempre dirà chi lo ha visto altre volte.
Foto di rito prepartenza con il Passator Cortese e pronti per il via.
Alle 15 si parte in una cornice di pubblico spettacolare e tra alcuni dei monumenti più belli al mondo, subito il caldo si fa sentire e la bottiglietta d'acqua portatami appresso (e che non lascerò sino all'arrivo) si rivela fondamentale. Grazie Francesco del consiglio.
Al quarto chilometro subito la prima salita, quella di Fiesole, subito ripida, non pensavo così, ma tutti la prendono di lena, correndo, mi adeguo anch'io e cerco di rimanere vicino agli altri quando una voce dietro esclama: Ricordatevi che chi cammina a Fiesole arriva a Faenza, son 100 da fare.
Tale frase basta per farmi ragionare, cammina in salita e corri in discesa Flavio, fermati a tutti i ristori, stai sereno e  poi dopo si vedrà.
Passano così i chilometri tra corsa e cammino fino al 40 circa quando un improvviso attacco intestinale mi obbliga ad un pit-stop non previsto tra gli alberi dell'Appennino, ma la gamba tiene sebbene senta tirare la coscia, i crampi non ci sono ed il tempo passa in fretta, sono contento e vado avanti.
Non ho voluto portare con me telefono, Ipod, orologio con gps, ho detto no anche a mio figlio che si era proposto di accompagnarmi in bici, no, questa corsa è mia, voglio viverla tutta senza doverla dividere con nessuno, scusa Riccardo, se ci sarà mai una prossima volta e vorrai venire mi farai felice, ma oggi no, oggi sto con Flavio e basta.
Arriva la sera, arriva il buio e finalmente arriva il passo della Colla, 48 fatti e non sono stanco, mi cambio con tutta calma, vado ai rifornimenti e bevo una tazza di brodo caldo, il più buono del mondo in quel momento, mi armo di pila e dopo 35/40 minuti comincio a scendere prima cautamente, poi via via più celermente lungo la strada che porta a Faenza.
Vado, non pensavo ma vado, corro per 15 chilometri, aiutato dalla pendenza ma vado, sino al 62 circa dove comincia a farsi sentire di colpo tutta la fatica fatta sino ad allora, male alle gambe, alle spalle, al collo, sento male anche ai capelli persi in giovane età, l'avevo detto che è faticoso faticare.
Cammino, cammino e sto con me stesso, il tempo passa velocemente, arrivo al 70 e provo a correre per vedere come reagisco e succede quello che mai avrei immaginato possibile: CORRO.
Corro quasi ininterrottamente per una ventina di chilometri senza sentire dolori particolari, tenendo a bada i crampi che sento arrivare ma che non mi avranno, stanotte no, non mi avranno e non sento faticoso faticare stanotte, stanotte sto con me stesso e sono felice, sto in strada da 90 chilometri e sono felice.
Gli ultimi 10 alterno il passo alla corsa, sto terminando le energie, devo centellinare le forze rimastemi, devo imprimermi nella mente questi momenti per poterli ricordare poi, per poterli raccontare ai miei cari, per riviverli 100 volte ancora nei miei pensieri.
Arrivo a Faenza dopo quasi 15 ore, stanco, ma felice di aver portato a termine una corsa che pensavo non poter concludere.
Grazie ai tre compagni di viaggio, a tutti gli Oll Scars per l'incitamento, alla mia famiglia per la pazienza e a Flavio per averci provato.
E' vero, è faticoso faticare, ma oggi è stato bello faticare.
                                                                         FLAVIO

Non so voi, ma a leggere questa tipologia di racconti, viene voglia di provarci!! Sono 100 km di fatica, ma resta un'esperienza indimenticabile. Grazie Flavio per questo racconto e grandi tutti i nostri ragazzi che c'erano.

Esperienza diversa quella di Ermete, ma da leggere tutta d'un fiato. Grazie Ermete per averla condivisa con noi!!

Sul Cammino per Santiago.
Scrivo malvolentieri queste poche righe perché il Cammino non va raccontato, va vissuto. Ritengo utile però, condividere alcune esperienze in modo che possano tornare utili a chi intende cimentarsi in questo incredibile viaggio.
Partiamo dai vari libri sul Cammino: secondo me sono utili ma non indispensabili. O meglio, è giusto informarsi in anticipo, ma si corre anche il rischio di farsi un’idea sbagliata (mi è venuto il dubbio se chi scrive libri del Cammino … l’abbia fatto veramente).
Serve sapere poche cose:
La partenza: io ho fatto il Cammino francese in bici, quello che parte da Saint Jean Pied de Port. Per arrivarci ho fatto un viaggio interminabile, in treno fino a Torino e poi in auto dividendo la spesa. Abbiamo parcheggiato l’auto senza problemi e a costo zero vicino al paese della partenza. Alla mattina mi sono registrato come pellegrino e mi hanno dato la Credential dove vanno messi i selli (timbri) che dimostrano il passaggio per i vari paesi e chiese. Mi hanno dato la mitica conchiglia da mettere sullo zaino (borse delle bici). Forte emozione. Paese caro, meglio prendere i “ricordini” in Spagna. I pellegrini dopo aver attraversato il borgo medievale si avviano verso nord: i camminatori vanno su per sentiero i ciclisti partono subito su strada con una salita di 22 km per arrivare alla magica Roncisvalle.
Da dormire io l’ho sempre trovato, se non in un paese, in quello dopo (5/10 km). Per la notte esistono strutture “Albergue” che sono degli ostelli, costano da 5 ad un mx di 15 euro a notte. Offrono un posto letto (a castello) con materasso e lenzuola pulite dove stendere il proprio sacco a pelo (consiglio quelli leggeri estivi perché sono più piccoli quando sono ripiegati), doccia calda sempre e, a volte, lavatrice e asciugatrice. Io facevo il bucato quasi tutte le sere (a mano però). Attenzione che i
camminatori hanno la precedenza sui posti letto. I camminatori di solito si fermano nel primo pomeriggio. I ciclisti vanno avanti almeno fino le 6 di sera.
Per mangiare non c’è problema, A mezzogiorno un panino e via, alla sera, negli ostelli, o li vicino, si trova sempre un bar che fa il menù del pellegrino a 10 euro: un primo un secondo, dolce e vino (e che bevute, alla sera tutti i pellegrini spolpi). In alternativa…panini e l’immancabile tortilla, buonissima, costa poco e riempie la pancia (frittata con patate lesse). Occhio alla paeja, potrebbe essere un surgelato riscaldato al microonde quindi prima di ordinarla controllate. Per chi ama la carne: asado o ciurrasco. Colazione strepitosa: in Spagna usano dei croissant enormi, buonissimi, caffè (io preferivo l’americano). Mi sento di sconsigliare il cappuccino.
Negli ostelli offrono anche un servizio cucina condivisa dove, volendo risparmiare, ci si può cucinare qualcosa. Ma è più ad uso dei camminatori che nel pomeriggio vanno a fare la spesa e, dovendo camminare per un mese, tendono a tagliare i costi. 
Segnaletica: OVUNQUE frecce gialle e paracarri con la freccia per Santiago. Impossibile perdersi. Ad ogni modo la gente è gentilissima, ti indica la direzione e ti saluta con un “Buen Camino”. Il “Buen Camino” è il saluto universale del Cammino (francesi a parte).
La strada per chi va in bici: asfalto e sterrati a volte impegnativi. Salite, tante salite, ma proprio tante. In Spagna c’è luce per un’ora in più alla sera. Io mi ponevo 100 km giornalieri come obiettivo e, Cebreiro a parte, ho sempre sforato arrivando anche a 126.
Bicicletta: io avevo una ex bici da corsa trasformata con copertoni un pelino più larghi e manubrio largo. Indispensabile il portapacchi per le borse da viaggio dove stipare il bagaglio. Serve una bici più robusta della mia perché ho consumato il copertone dietro e ho preso una buca che mi ha causato qualche danno (alla fine andava “storta”). Fango e cacca di mucca in abbondanza. Servono un minimo di attrezzi e camera d’aria di riserva. Molto belle sono le bici degli olandesi: fatte per il cicloturismo su lunga distanza. Quasi tutti i ciclisti con le MB, a volte belle pulite (bo?). A volte, sulla strada, ti sorpassano le auto con le bici sul portapacchi (doppio bo?).
La gente: sul Cammino non si è mai soli. C’è sempre qualcuno davanti o dietro. Gli spagnoli sono bella gente (e belle donne). I pellegrini sono in maggioranza donne, molte sole, molti giovani e coppie di pensionati. Ciclisti da soli o in piccoli gruppi. Da tutto il mondo. Molti italiani. Insomma tutto un mondo in cammino verso Santiago. Sul Cammino si parla è la lingua del Cammino: un misto di spagnolo, inglese, italiano e tedesco. I francesi parlano solo francese. I veneti iniziano le frasi in
spagnolo e le finiscono in dialetto.
La Meseta: altipiano semicollinoso di 350 km coltivato a frumento. Ti spappola il cervello. Io sono riuscito a svangarla in due giorni e mezzo.
Le salite principali: Alto del Perdon (un nome un programma), alla Cruz de Ferro e al Cebreiro.
Il Cebreiro: quello che succede sulla salita non si racconta. E i ciclisti convinti che sia solo una montagna…pedalareee. Ma quando sei su c’è il cartello “Santiago 159 km” e questo ti ripaga di tutto. Bellissimo il paesino sopra, assolutamente da dormire li. C’è un locale dove si mangia bene. Si riconosce perché è pieno di pellegrini. Torte strepitose. Il formaggio col miele ti fa dire: “Dio esiste”. E ancora vino.
La città: bellissime. Burgos, Leon, Pamplona e altri piccoli centri medievali. Ci si ferma per visitare la Cattedrale, la benedizione dei pellegrini e il “sello”. Le periferie caotiche e trafficate. I selli sono dei timbri che ti fanno ovunque sul Cammino. Vanno collocati negli apposito spazi sulla Credential. La Credential va custodita gelosamente e all’asciutto. Negli ostelli te la chiedono, senza quella non dormi. I selli servono a dimostrare che si è passati dal tal paese. Andrebbero presi nelle basiliche con tanto di benedizione ma io mi accontentavo anche dei baru, pab e birrerie varie (il fine giustifica i mezzi). Comunque la mia dose di messe e benedizioni me la sono presa. Messe in spagnolo ovvio.
Arrivando a Santiago s’incontrano i pellegrini “Alpitour” che vengono scaricati dalle corriere. A Santiago c’è un ufficio informazioni per i pellegrini. A mezzogiorno fanno la messa dei pellegrini. Per ricevere la pergamena che attesta il Cammino mi sono fatto due ore di coda (5 euro). Chiedere l’orario della messa in cui fanno volare il “Botafumeiro”, io l’ho presa alle 19. Emozione davvero fortissima ed indescrivibile. Questa non la posso raccontare: va vissuta.
Per arrivare a Finisterre, sull’oceano, ci sono atri 90 km e consiglio la strada asfaltata. Lì, sotto il faro, è usanza abbandonare qualcosa e bruciarlo. Io ho abbandonato i guanti da bici. Emozione indescrivibile. Dormito a Finisterre.
Il ritorno: da Finesterre a Santiago in corriera (ore 8,30) e non serve smontare la bici. Corriera stracolma. Io per fortuna ho preso quella dopo che ha fatto il giro più lungo sulla costa e così ho fatto anche il turista. Non ricordo con esattezza il costo, mi pare 9 euro. Da Santiago a Pamplona in treno: il biglietto (37 euri) va preso un paio di giorni prima (quindi il giorno dell’arrivo a Santiago). Parte alle 8,45 e arriva a Pamplona alle 17 passate. A Pamplona ho preso e condiviso un taxi (sono 100 euro, più si è, più si divide ma ci stanno solo due bici). Importante: fate impacchettare la bici all’edicola della stazione di Santiago: con 15 euro, te la incartano in modo che possa salire sui treni spagnoli, altrimenti non passa nel metaldetector (tipo aeroporto). Una volta impacchettata si va anche meglio a caricarla sull’auto per il ritorno. La sorpresa quando l’ho spacchettata: avevano smontato tutto (sa morti). Molto gentile il tipo che da informazioni alla stazione. In alternativa c’è un servizio che ti spedisce la bici in Italia con 90 euro. Ricapitolando, da Santiago a Saint Jean in Francia 87 euro (50 taxi e 37 treno). Attraversare la Francia in auto altri 150 (auto non mia io ho solo condiviso la spesa), treno da Torino a Mestre 57 (cifre abbordabili). Andata: 39 di treno e 150 di auto. I biglietti del treno presi su internet costano meno ma non si può programmare il ritorno.
Abbigliamento: io avevo tre cambi. Una felpa pesante e un pantalone per la sera. Giacca antipioggia, casco da bici. Pantaloni da ciclista, sella comoda e luci fronte-retro sulla bici per le nebbie e la pioggia. Colori fluo per la strada. Scarpe comode e piedi liberi sui pedali. Facendo il bucato tutti giorni finivo per mettere quasi sempre le stesse cose. I pellegrini hanno comunque tutti lo stesso odore non c’è da vergognarsi. Inutile il materassino. Sacco a pelo estivo. Le prese per ricaricare il cellulare ci sono ovunque negli ostelli, sono di tipo “tedesco” dove entra bene la presa italiana e non serve la riduzione. Wi-Fi free ovunque, negli ostelli e nei ristoranti e bar vari. A volte hanno la password, ma basta chiedere.
Quanto descritto serve orientativamente come indicazione di base, per eventuali chiarimenti o domande sono a disposizione e per quanto riguarda le emozioni e le sensazioni … preferisco tenermeli dentro: come si fa a spiegare quello che si prova sugli scogli a Finisterre o quando il botafumeiro ti vola a due metri dalla testa?
Credo che ognuno faccia il Cammino per un motivo diverso, ma posso assicurare che si torna cambiati. Ricordatevi che il Cammino non regala niente ai ciclisti. Mai.
ERMETE

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