Circa 5 anni fa ho sentito parlare per la prima volta del passatore, la consapevolezza dei miei limiti e la paura di non riuscire mi hanno sempre bloccato e fatto rinunciare. Qualche mese fa sono finito nel sito del passatore mi sono imbattuto nei pensieri di chi l'ha fatto. Leggendo e rileggendo la tentazione aumentava sempre di più. Poi la decisione: CI VADO. La preparazione è la cosa più difficile, tante ore a correre in solitaria e tante ore tolte alla famiglia, agli amici e a tutte le altre cose che ci piacciono. Ed infine il grande giorno: sì sono pronto, sono allenato (ne ero convinto), l'abbigliamento pronto, orari, tragitto, rifornimento, tutto programmato, è tutto pronto. Ho preparato tutto al meglio. Ed ecco finalmente si parte, tanta gente ma non c'è fretta. Il percorso è lungo e le forze bisogna dosarle bene. Prima salita, primo rifornimento, poi il secondo e via via discesa e poi ancora salita. Una scritta per terra mi indica che ho percorso i primi 42.195 m: bene, penso io, un'altra maratona e mezza e sono arrivato. Sono quasi in vetta, ma inizio ad avere freddo: ecco il passo "Colla di Casaglia", sono quasi a 1/2 gara e decido di cambiarmi, maniche lunghe e gilè anti vento. Ecco, qui iniziano i guai. Esco dalla tenda spogliatoio, mi avvicino al ristoro e dopo meno di un minuto mi assale un freddo terrificante. Parto subito, non posso aspettare, non sono ancora pronto, il pettorale è sulla maglia sotto, le luci sono ancora nel marsupio ma devo assolutamente partire. Dopo circa un chilometro mi fermo a mettere in ordine il pettorale ma il freddo è pungente, riparto e poco dopo mi rifermo a sistemare le luci e le fasce rifrangenti perché inizia il buio. Ok la prima difficoltà è stata superata ma devo ringraziare Massimo che mi ha consigliato di spedire il cambio a 1/2 percorso: io lo feci ma ero convinto di tirare diritto senza fermarmi ... in quel caso mi sarei sicuramente ritirato. Bene adesso è tutta discesa: i chilometri passano veloci, un ristoro dopo l'altro, un obiettivo dopo l'altro tutto fila liscio. Le ginocchia iniziano a fare male, il tallone interno del piede sinistro inizia a pizzicare, la caviglia destra inizia a dare fastidio. 60°: manca solo una maratona 70°: manca una Cortina-Dobbiaco, sono finito. Le gambe non girano più, i tratti di corsa sono diventati cortissimi, vorrei fermarmi … NO! non posso buttare al vento una corsa come questa, la più importante, l'unica, magari camminando ma sicuramente arrivo.80°: ancora una 1/2, quella di Jesolo di 15 giorni fa’ e ci siamo. I miei pensieri volano su tante cose, non ho il fisico giusto, peso troppo, sollecito troppo le ginocchia, mi sono allenato male e poco in salita. Ho ancora la forza per finire, ristoro dopo ristoro i chilometri passano. 95°: è quasi finita devo avere la forza di tagliare il traguardo correndo, le gambe non devono cedere, ce la posso fare .... ce la posso fare. 98°: ancora due chilometri. 99°: sto arrivando, provo a correre, la stanchezza si fa sentire, qualcuno mi supera, qualcuno lo supero io, ecco il traguardo, è lì ancora pochi passi. SONO ARRIVATO. IO C'ERO: ora lo posso dire.La mitica, la più bella è stata domata. Il primo pensiero: "Non faceva per me, troppo dura, non ho il fisico giusto, prima e ultima volta!" Lunedì mattina … Le gambe non fanno proprio tanto male, mi sono distrutto di più in altre 42,195 m. Mi sa che prima o poi CI RIPROVO! E forse non sarà tanto “poi”.
sabato 1 gennaio 2005
"Cento chilometri o cento tentazioni?" di Francesco Zamuner
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