domenica 1 gennaio 2006

QUAL BUON VENTO!?, di Fabrizio Rosso


Somministrazione d’uso consigliata:

Suggeriamo d’accompagnare la lettura del presente raccontino all’ascolto di uno dei seguenti brani:

Prima selezione (sempre e solo in questa versione e non nelle successive) oppure Seconda selezione





In quel di Trieste, domenica 5 maggio, la macchina del vento ha fatto girare le pal(l)e eoliche di tutti i runners, esemplari femminili inclusi, fossaltini e non!
La bellezza e la particolarità del percorso della mezza maratona, “Bavisela”, sono incantevoli: da Duino, procedendo lungo la costiera, si raggiunge Miramare per planare (sarebbe meglio dire, arrancare!) sino a Piazza Unità d’Italia.
Caratteristiche che sarebbero straordinarie se non ci fosse la variabile impazzita che tramuta la corsa in sofferenza. Infatti, alla partenza le, peraltro già miti, velleità cronometriche, vengono spente dall’arietta a 30 km/h che dal mare beffardamente soffia in faccia.
D’altra parte, “Bavisela”, nell’idioma locale, significa “alito di vento”… nel nostro caso, “alito pesante, stordente fiatella”.
Allo start il primo km è un fiume in piena di podisti (2500 arrivati alla fine) in cui cerco di farmi un po’ largo senza convinzione. Parto quindi in sordina, con gran fatica ed un’incredibile arsura in gola, complice un primo km in salita con l’arietta di cui sopra in piena faccia.

Al secondo km inizio a chiedermi chi me lo stia facendo fare ed ho un’incredibile arsura in gola.
Al terzo km mi do la risposta: sono un ebete totale. E continuo a correre con un’incredibile arsura in gola.
Al quarto km intravedo in lontananza il ristoro. Lo raggiungo ed arpiono due bottiglie d’acqua che però non
bastano a placare l’incredibile arsura che ho in gola.
Dal quinto al quattordicesimo km affronto la beneamata/agognata discesa nell’attesa del ristoro successivo e poi del successivo ancora, con la sola illusoria speranza di non avere il vento contro, almeno per qualche tratto. Il vento rallenta la corsa ed impone un ritmo che in piano farei con un’incudine fra le scapole.
Mesto mi trascino fino a Miramare senza che l’aria condizionata venga spenta ma con un’incredibile arsura in gola. Qui, terminata la picchiata, coltivo per un attimo il sogno di correre riparato dal vento.
Come volevasi dimostrare, infatti, dal quattordicesimo km in avanti le pal(l)e eoliche girano, se possibile, vieppiù vorticosamente e, siccome la pazienza ha un limite, provo a rilanciare l’andatura inveendo a voce alta contro la bora, pronunziando eresie che chiamino in causa solo ed esclusivamente gli zii di mia e, di certo vostra, conoscenza: el bastardo, el can, el porseo, el ludro e compagnia cantante!
M’accorgo che lo stratagemma catartico non serve a nulla: non mi fa andare più forte né spegne il ventilatore. Così, arrivato, in un qualche modo, al diciottesimo km, il mio pensiero resta uno solo: ho sete e datemi da bere!
Al diciannovesimo km raggiungo l’ultimo ristoro, realizzando che mancano sette/otto minuti alla fine.
Interminabili minuti.
Assetato, raggiungo il ventesimo ed ultimo km (il km dei venti ndr) e con l’insignificante rimasuglio di energia a disposizione e tutta la sete del mondo in gola, accelero decisamente fino al traguardo nel cuore della mirabile Piazza triestina, recuperando addirittura un paio di posizioni.
Dopo aver reidratato le membra a dovere, aspetto gli altri Oll Scars che di lì a poco conquisteranno impavidi l’arrivo alabardato. In particolare, attendo col fido Marco, il transito dei rivali Gaiotto/Tondello, incuriosito dall’esito della disputa odierna. Assistiamo al transito di tutti (ma proprio tutti i concorrenti, non solo dei nostri!), tranne che del buon Paolo; così, convinti che Luca abbia vinto la battaglia, cerchiamo l’autobus per riappropriarci della nostre borse e darci un aspetto accettabile.
Dopo un’ora di ricerche infruttuose, riusciamo nel nostro intento, scoprendo non solo che il Gaiotto è arrivato prima del Tondello, evidentemente non ancora prestazionalmente piccato, ma che ha fatto pure il suo PB!

Se il Paolo migliora di un minuto ad ogni gara, tra venticinque/trent’anni mi raggiunge e tra cinquanta attacca il primato mondiale!

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