È dal 26/10/2011, giorno in cui ho corso la mia prima Venice, che mi ritrovo sempre lo stesso sassolino nella scarpa. In questi anni, dovunque sia andato e qualunque scarpa abbia usato, dopo aver indossato il vestiario da runner e calzate le scarpette scelte per l’occasione, lo sentivo lì presente, sempre lui (rompi scatole, per non dire altro, mannaggia!!!) che mi riportava sulla terra, ad ogni passo e dopo ogni km percorso, solo per inculcarmi nella mente quell’obiettivo-traguardo da rincorrere e raggiungere con la determinazione ed il sacrificio che solo gli eletti che hanno affrontato una maratona possono capire, ma soprattutto con tanto divertimento.
La strada percorsa è stata lunga e prolungata ed è durata 4 anni esatti!
Oggi, gli amici Oll Scars mi chiedono di raccontare la mia esperienza, le mie emozioni e tutto quello (che di raccontabile) è successo il 25/10/2015.
Gli avvenimenti, bene o male, per coloro che conoscono la manifestazione sono sempre quelli: ritrovo con gli amici e colleghi di giornata alla partenza in quel di Stra, in un contesto dal profilo paesaggistico/architettonico unico al mondo perché situato di fronte a Villa Pisani.
Ognuno di noi ha il proprio rituale e le proprie manie, i veterani ostentano sempre una certa sicurezza e falsa saggezza (sappiamo tutti che ogni maratona nasconde insidie che possono sorprendere chiunque) e i novizi li vedi emozionati, con lo sguardo perso nel vuoto che cercano di immaginarsi cosa li aspetterà, immersi in un miscuglio di sentimenti misti a felicità e paura.
Il gruppo è compatto e sereno, tra di noi ci si scambia a ripetizione suggerimenti, informazioni e sfottò che aiutano a passare il tempo, ma soprattutto a scemare la tensione pre-start.
Ad un certo punto decido di dileguarmi dal gruppo per la mia mezzora d’aria nella quale devo raccogliere le idee.
Mi dirigo verso i cancelli ed entro nella gabbia dove mi ricongiungo con Toni, Max Giro, Alberto Teso. Poco dopo ci raggiunge anche Zaza.
Manca poco meno di mezzora allo start e tra le voci che si mescolano nell'aria si sentono anche le nostre che nel complesso diffondono idee e programmi di passo in compagnia o in solitaria. Fisicamente sembra che io sia in ascolto, ma mentalmente ripeto che sono lì per farla a modo mio e penso al sassolino, ripetendomi continuamente: “...chi vuole andare vada e chi vuole farmi compagnia mi fa piacere...”
Boom, si parte!
Come in una transumanza migratoria il gruppone, composto da runner accatastati come bestiame scalpitante, si mette in marcia mescolando andatura da camminata a corsetta da passeggio. Inizio a innervosirmi perché l’obiettivo ce l’ho ben chiaro in testa e il sassolino comincia a darmi fastidio. Devo trovare un varco per passare sotto l’arco dello start al mio ritmo.
Finalmente le maglie iniziano ad allargarsi, Max trova un pertugio e mi accodo (ci siamo ritrovati in allenamento in diverse occasioni e so che ha un buon ritmo), ma dopo poche centinaia di metri il sassolino mi dice che l’andatura non fa per me, allora mi porto sul ciglio destro della strada e.............inizia la mia corsa!
Toni mi lancia un urlo, mi giro per invitarlo a seguirmi e da quel momento non mi girerò più!
Faccio andare le gambe come un rullo compressore e l’aria fresca di giornata mi riempie i polmoni di speranza ed entusiasmo. Corro sciolto, a testa alta e convinto delle mie forze.
Il passaggio al 1° km è un po’ lento, di poco sotto i 5’00” al km ed il sassolino si allerta; ma non mi perdo d’animo perché so che il ritmo è quello giusto, a confermarlo saranno i passaggi successivi, costantemente attorno ai 4’40”.
Passano i km ed incontro Attilio che mi accoglie con un sorriso pieno di entusiasmo, ci scambiamo un saluto consapevoli entrambi che avremo affrontato la gara in solitaria, .............bella gara atleta! Lo supero dando sfogo al sassolino che, poco lontano, scorge i palloncini delle 3h30’. Li raggiungo e superandoli in un baleno mi accorgo che le maglie iniziano a diradarsi e si cominciano a riconoscere anche le facce.
Al passaggio dei dieci mi sciacquo la bocca con un sorso d’acqua e poco più avanti mi fermo per il mio solito pit-stop.
Vedo il cartello del 16esimo km ed inizio a sentire i primi scricchiolii alle ginocchia, ma rifiuto qualsiasi pensiero negativo anche se sono perfettamente consapevole che è troppo presto per questi segnali che solitamente si manifestano attorno alle 2h30’/3h di corsa. Ecco che il sassolino ricompare cercando di destabilizzare una macchina perfettamente oliata.
A differenza dello scorso anno decido di non essere troppo cautelativo e contrariamente a quanto avrei fatto in altre occasioni, decido di aumentare il ritmo abbassando il passo di 6/7” al km e
..........................vaffan@@@ al sassolino!!!
..........................vaffan@@@ al sassolino!!!
Arrivo al cartello della mezza ed è ora di fermarsi per il primo vero ristoro. Cammino per circa 30” mangiando un gel e bevendoci sopra dell’acqua. Butto tutto dentro, faccio un gran rutto e riprendo a far rullare le gambe come se fossi appena partito. Al passaggio del 23esimo leggo 4’32” sul GPS, allora calo leggermente sui 4'40” per mantenerli sino a Mestre.
Entro nel sottopasso della ferrovia e si spegne la luce, ..............azz! Il GPS non da segnale, a quanto sto andando? Forse troppo forte, che sia meglio rallentare?.............Mi sa che ho rallentato troppo..... aumento? Capperi, che fastidio che mi dà sto sassolino!!!!!
Esco dal sottopasso e vedo il cartello dei 25, poco prima arriva il fischio del GPS che mi riporta sulla terra, 4’42”
...............sassolino va cag@@@@@@ar!!!!!!!!!!
Anche oggi Mestre si ferma (è arrivata la Venice Marathon) e tanta gente ai bordi della strada grida incitamenti al nostro passaggio, pronunciando i nomi dei pettorali come se fossimo amici di vecchia data.
L’emozione si fa sentire, allora cerco di isolare la mente concentrandomi sulla corsa ed il ritmo da tenere.
In prossimità del ponte pedonale del Parco San Giuliano le gambe girano ancora, i dolori si sentono sempre più, ma a differenza delle altre volte il passo c’è e si vede perché oggi sono io a sorpassare in continuazione runner senza benzina, doloranti, boccheggianti, e ansimanti.
Ogni tanto guardo il garmin per controllare il ritmo, osservando con soddisfazione che i passaggi sono sempre sotto i 4’50”, ben al di sotto del mio obiettivo di giornata, allora decido di non rischiare troppo e dopo i 30 km affronto i ristori con calma, camminando, mangiando e bevendo come in una giornata di sole e di festa!!!
Mentalmente mi sento carico e continuamente ripeto: “...sì, ho qualche dolorino, ma sto bene e sono in forma...”!
A San Giuliano vedo Stefano che mi dà il 5 e Salvatore che mi scatta una foto, grazie ragazzi!
Passo San Giuliano alzando le corna al cielo in onore della cover band dei Kiss e mi immetto sul ponte della Libertà.
Eccola lì Venezia......... sto arrivando.
Sul ponte sorpasso giovani e meno giovani con facce indescrivibili, lanciandogli il mio in bocca al lupo.
Arrivo a Venezia e al cartello del 37esimo ho un cedimento, il passo non è più lo stesso e il sassolino mi si è conficcato tra le dita dei piedi, ............che scocciatura!!!
Arrivo al ponte lungo e scorgendo in lontananza la basilica di San Marco mi sale l’adrenalina, accosto il sassolino spingendolo con le dita sino in punta ed entrando in piazza, trattengo il magone per non piangere, accelerando tra la folla urlante.
Passo a destra, devio a sinistra, mi infilo nei ponti chiedendo il passaggio con un buffetto sulla spalla a chiunque intralci lo sprint contro me stesso.
Un esplosione di emozioni e sentimenti incontrollabili mi affogano la mente facendomi perdere la lucidità, tant'è che il cervello dice di spingere al massimo dando tutto quello che ho, ma il corpo rifiuta il comando avvertendomi con: crampi al polpaccio destro, dolori lancinanti alle ginocchia, ma soprattutto totale mancanza di ossigenazione. Gli ultimi 200 metri credo di averli corsi in totale apnea!!!
Arrivo all'ultimo ponte e sento gridare il mio nome, faccio le corna mescolando un saluto ad Aldo e Paolo, alla scaramanzia per la paura di scivolare proprio nell'ultima discesa, supero il ponte in progressione e negli ultimi 100 metri faccio volata da solo, tirando fuori dai polmoni tutto quello che ho.
A lato sento Cris e Angela che mi incitano, apro la bocca per salutarli, ma non esce nemmeno un fiato, sono in apnea totale. Allora prendo aria passando il traguardo con gli occhi al crono, lanciando un urlo euforico di liberazione al cielo.
Sfinito, mi si avvicina un uomo dell’organizzazione per assistermi chiedendomi: “tutto ok?”, e gli rispondo:
“Certamente! Ora posso togliermi le scarpe e levare questo ca@@o di sassolino......................”
Per la cronaca riporto Total Time 3h26’22” – Real Time 3h24’18”
Francesco al cartello del 42esimo km, peccato per il dito di Aldo :-) |
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